SUMMARY
Quando, poco prima dell’estate, mi fu rivolto l’invito a presentare un volume di saggi in onore di Vincenzo Orioles, in occasione del suo sessantesimo compleanno, non ho avuto alcuna esitazione ad accogliere la proposta, e con grande piacere, misto a una nota malinconica, di cui pure dirò. La soddisfazione è certo suggerita da motivi scientifici, perché è sempre un grande onore poter festeggiare uno studioso largamente noto nel panorama della linguistica in Italia e all’estero, distintosi per una notevole varietà di interessi, ma nasce anche da ragioni personali, in quanto condivido con l’amico Orioles un lungo sodalizio, nato nei tempi ormai lontani - più di due decenni- del concorso che ci vide accomunati in un esito felice (e in ripetute visite a Viale Trastevere, aggiungerei, per far fronte ai continui intoppi burocratici che l’iter del decreto incontrava). Il rammarico, anch’esso di natura personale, deriva dal fatto che quando si è invitati a presentare un volume miscellaneo significa che sono irrimediabilmente trascorsi gli anni della ricerca spensierata - si fa per dire, ovviamente -, e che sono arrivati tempi di più gravose responsabilità. Dato che si tratta, però, di un evento pressoché fisiologico, temo proprio che ci si debba rassegnare di buon animo.